Semafori rossi

semaforo rossodi Valeria Giglioli

La verità è che quando ho letto della sentenza Eternit ho pensato: “che fortuna che ho!”.

Ho una gran fortuna, sì, perché mio figlio ha solo cinque anni. Cioè, mio figlio ancora non può chiedermi perché succedono queste cose in questo paese disperante.

Mio figlio non legge i giornali, non guarda i tg e della vicenda Eternit non sa ancora niente. E io mi sono sentita fortunata per questo. Perché se di anni ne avesse avuti quindici, conoscendone la curiosità, magari mi avrebbe chiesto: “Mamma, ma perché?”.

Già, perché? Perché se hai prodotto un disastro ambientale, causando una malattia mortale a centinaia di persone non vieni condannato? Già, perché, se il reato c’è stato? Perché chi ha patito come una bestia, il dolore della malattia e il dolore della perdita di una persona amata, deve essere trattato così? Perché non si fa giustizia? Perché chi ha tanti soldi finisce quasi sempre per farla franca? Perché dobbiamo sperare in un pm invece che in tutto lo Stato con le sue leggi?

Cosa potrei dire a mio figlio, se oggi avesse quindici anni, invece che dieci di meno?

Spiegargli cos’è la prescrizione e che uso sconcio se n’è fatto in Italia? Spiegargli che la sentenza è sul disastro ambientale e non sulle morti, come se non fossero irrimediabilmente legati? Spiegargli che poi la cosa non è finita perché la gente muore ancora e forse grazie a questo di processi se ne potrà fare un altro?

In realtà l’unica risposta che potrei dargli è che, qualunque sia il motivo, lo Stato non ce l’ha fatta, è arrivato in ritardo, ci ha messo troppo tempo.

“Lo Stato non c’è stato, ecco amore”.

“Ma perché?”

“Non lo so di preciso. Ma forse si è fermato a prendere un caffè. O magari ha trovato un semaforo rosso”.

Questa voce è stata pubblicata il 25 novembre 2014 alle 11:41. È archiviata in Senza categoria con tag , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Segui tutti i commenti qui con il feed RSS di questo articolo.

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